Nati tra il 1996 e il 2010 cresciuti con lo smartphone in mano, usano gli emoji invece delle parole, bevono poco, non fumano e dormono poco, sono i Centennials o meglio conosciuti come la Generazione Z.
Ragazzi giovani anzi giovanissimi con una soglia di attenzione molto bassa ma molto pragmatici e meno auto-indulgenti della generazione precedente. Hanno una routine notturna scandita dall’ultima puntata della serie tv, l’ultima partita alla Play, l’ultimo messaggio all’amico prima di andare a dormire.
Una vita notturna che inizia alle 22:30 e non finisce prima del 1:30 ma alle 7 di mattina, la sveglia suona inesorabilmente per andare a scuola o all’università.
Le conseguenze del “sonno perso” le spiega il Professor De Gennaro che ha monitorato i ragazzi che dormivano poco durate tutto l’anno scolastico 2018/2019
Secondo il Professore De Gennaro le conseguenze del poco sonno, sono varie e fisiologiche. Lo schermo elettro illuminato durante le ore notturne riduce il picco secretorio di un ormone, la melatonina, chiamato non a caso l’ormone del buio, che fisiologicamente ha la sua attività massima nelle ore serali.
Questo porta come conseguenza: sonnolenza diurna, un basso rendimento scolastico e una maggiore propensione ad ammalarsi.
La riduzione delle ore di sonno della Generazione Z non è da considerarsi Insonnia perché quest’ultima è legata principalmente da fattori predisponenti dell’individuo (legati alla genetica) o precipitanti (dovuti a eventi della vita come lutti, emozioni o stress).